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        Graduation Thesis/Tesi di Laurea  
 
       Antonino Saggio  I Quaderni
         Sapienza, Università di Roma, Facoltà
        di Architettura
 
   INTRACentro Polifunzionale della Danza nei pressi di Piazza Lodi a Roma
 
 Ilaria Di ClementeAA 11-12 Tesi discussa nell'ottobre 2012
 Relatore Antonino Saggio
 
  
    
      
        
          
            
              
                 
 
  
 
 NTRA è un progetto polifunzionale, che si colloca in un’area interstiziale, mal sfruttata e semi abbandonata tra via Casilina vecchia e la preesistenza storica dell’Acquedotto Felice. Tale zona offre diversi servizi infrastrutturali tra i quali la stazione di piazza Lodi della futura linea C della metropolitana e la ferrovia Roma – Pantano che presenta una fermata limitrofa alla zona. Il progetto valorizza questi accessi, ipotizzando un arrivo sotterraneo e propone un’integrazione del nuovo centro con l’esistente Circolo degli Artisti, realtà importante della città. La forza generatrice  del progetto ruota sulla Danza, sia dal punto di vista del programma (nelle immediate vicinanze vi è la storica Scuola del Teatro dell’Opera di Roma) sia da quello spaziale e formale. Dal punto di vista del programma, attorno ad una nuova Scuola di danza, catalizzatore di tutto il progetto, orbitano le altre funzioni di servizio ad INTRA che sono, un cinema con tre sale, un ristorante che si affaccia direttamente sull’asse stradale di via Casilina vecchia, uno spazio espositivo che raccorda il livello quota zero a quello di quota + 6.00 m, una palestra ed infine una zona commerciale, comprensiva di negozio per attività sportive, un giornalaio, una libreria, un bar/tavola calda, ed i servizi alla fermata della metropolitana. Dal punto di vista formale,  i movimenti di avvitamento e rotazione di un danzatore, a partire dal suolo sino all’innalzamento nello spazio nello sforzo di elevarsi fisicamente e spiritualmente sono il motore della composizione.Il progetto si organizza formalmente  come se fosse una traccia nel suolo, una sorta di memoria di qualcosa di già avvenuto. Come se il ballerino virtuale, avesse operato una trivellazione e provocato smottamenti del terreno. Questa deflagrazione crea spazi apparentemente distribuiti in maniera casuale, ma che in realtà costituiscono il micro sistema di connessioni del progetto al suo complesso intorno archeologico e storico.
 Un percorso ascensionale parte dallo spazio oscuro del sotterraneo e dei parcheggi, si innesta verso uno spazio più luminoso, incontra una piazza e poi sale progressivamente in un volume monolitico (occupato dalla scuola di danza) per arrivare al grande spazio in potente aggetto dell’ultimo piano che è la sala di prova più importante. Da qui si ha una vista a 360 gradi sulla città e sui suoi flussi dinamici: gli acquedotti, la ferrovia, la tangenziale, la Porta maggiore. Il grande monolite perfora il terreno e si articola in un volume ad “L”. Attorno a questo elemento si incastrano le altri componenti del progetto che si collocano a quote diverse e che sono raggiungibili tramite una serie di rampe. Si tratta di un sistema che rende agevole l'accessibilità alle varie parti dell'intero complesso progettuale, lo collega all’esternoi n varie direttrici e determina una dialettica tra una architettura di "suolo" alla base e una più icastica in elevazione.
 Naturalmente l’idea del percorso ascensionale e spiraleiforme, la decisa presenza del volume e la stessa idea della progressiva purificazione legata al moto verso l’alto devono la loro fonte d’ispirazione al progetto Danteum di Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri: un progetto che insieme ad House XI di Peter Eisenman, e pur completamente trasformato e reinterpretato, è stato un elemento di continua riflessione e riferimento lungo tutto l’iter progettuale.
     
    
      
        
          
            
              
                
                  
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