Graduation Thesis/Tesi di Laurea

 

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Antonino Saggio I Quaderni

Sapienza, Università di Roma, Facoltà di Architettura

 

Questo progetto fa parte della ricerca della Cattedra di Antonino Saggio
iniziata nel febbraio del 2019

Aniene Rims

ANIENE RIMS SAGGIO
            DE FRANCESCO

IL LIBRO CHE CONTIENE QUESTO PROGETTO E':
ANIENE RIMS PROGETTI PER LE SPONDE DEL FIUME TRA RIQUALIFICAZIONE URBANA E CRISI IDRICA
A CURA DI ANTONINO SAGGIO E GAETANO DE FRANCESCO. VITA NOSTRA EDIZIONI, 2025

E' DISPONIBILE  SU AMAZON

Tesi discussa il 24 maggio 2023


Area 110

41.92354, 12.57303

 

Il crack
Polo per lo sviluppo di tecnologie innovative applicate all’architettura in una cava abbandonata

 Aniene Rims

Nelu Dragomir

AA 21-22 Tesi Discussa il 26 ottobre 2022
Relatore Antonino Saggio

presentazione
intera tesi pdf
Brochure

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Il CRACK – Polo per lo sviluppo di tecnologie innovative applicate all’architettura è un progetto innovativo, innanzitutto perché individua un’area originariamente non considerata: le cave di tufo abbandonate in una zona marginale tra la stazione Rebibbia e il fiume Aniene, il cosidetto "Nasone del Giacomone".

La scoperta di quest’area ha condotto a uno studio approfondito degli usi storici legati allo scavo, dalle catacombe paleocristiane fino a Can'terra di Ensamble Studio. Il progetto definisce inoltre un programma di mixité coerente con il contesto, sviluppandolo al punto da costituire una proposta credibile e significativa per la città.

Recuperando due blocchi di tufo abbandonati, il progetto immagina un nuovo spazio urbano in cui la materia storica incontra le tecnologie emergenti: blockchain, metaverso, intelligenza artificiale e robotica diventano strumenti di ricerca, produzione e scambio. Una frattura simbolica nei blocchi di tufo riattiva il sito, generando una radura articolata in tre piazze, spazi pubblici e residenze per ricercatori.

Tra archeologia del vuoto e nuove reti digitali, il progetto esplora una modalità di rigenerazione in cui la memoria del luogo diventa forza generativa per il futuro.


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Il progetto nasce all’interno del programma Aniene Rims. Tra le diverse aree possibili lungo il tratto urbano interessato, l’attenzione si concentra su uno spazio apparentemente marginale: un’area non mappata, ritenuta inaccessibile, situata tra la stazione della metropolitana Rebibbia e il fiume Aniene, nel quartiere residenziale di Ponte Mammolo.

Quest’area, recintata lungo tutto il perimetro, è dominata dalla presenza di due grandi blocchi di tufo, tra i quali si apre un vuoto interdetto, interrotto da una strada chiusa e segnato da aperture murate che sembrano suggerire la presenza di gallerie sotterranee. L’accesso è possibile solo da una salita naturale sul lato ovest. Il contesto, pur degradato, rivela un potenziale ancora inespresso.

A una scala più ampia, l’area si colloca all’interno della Riserva Naturale della Valle dell’Aniene, in un nodo infrastrutturale strategico, servito dalla linea B della metropolitana e dalle arterie ad alto scorrimento di via Tiburtina e via Palmiro Togliatti. Poco distante si trovano le antiche cave di Tor Cervara, da cui fu estratto parte del tufo utilizzato per la costruzione del Colosseo: un dato che già di per sé evoca il legame profondo tra territorio, materia e architettura.

La comprensione del valore stratificato di quest’area costituisce il punto di partenza per la definizione del progetto: come valorizzare un luogo dimenticato, senza snaturarlo?


Un viaggio nel tempo: alla scoperta del tufo e della memoria

Il progetto prende avvio da un’indagine storica. A partire da un’incisione di Giuseppe Vasi del 1754, che ritrae l’antico Ponte Mammolo a due/tre arcate, viene ricostruita l’evoluzione dell’area: dalla biforcazione della Tiburtina dopo l’intervento di papa Pio IX (1906), al passaggio dell’acquedotto dell’Acqua Marcia (1924), fino alla progressiva urbanizzazione postbellica. Negli anni Cinquanta e Sessanta nascono la borgata di Rebibbia e il complesso INA-Casa firmato da Vagnetti e Vaccaro, con l’iconico impianto a “Y” e l’idea del “buon vicinato”. Proprio queste trasformazioni lasciano in disparte i due blocchi di tufo oggi protagonisti del progetto.

La presenza della roccia locale ha condotto a un’indagine sul tufo rosso litoide dell’Aniene, materiale costruttivo d’elezione in epoca romana. I romani furono maestri nell’estrazione e lavorazione della pietra, sviluppando tipologie di cava in fossa, in trincea, a gradoni e a cielo chiuso.

A meno di cinque chilometri dal sito si trovano le Latomie di Salone, cave romane abbandonate dove la materia scavata genera affascinanti giochi di luce e ombra. Questo paesaggio scavato suggerisce riferimenti architettonici come le catacombe, tra cui quelle di San Callisto, con le loro articolate reti di gallerie su più livelli, e le Vie Cave della Maremma grossetana: percorsi cerimoniali profondi e incisi nella roccia, legati al culto della Madre Terra.


Verso il futuro: architettura e tecnologie emergenti

A partire da queste suggestioni nasce la domanda progettuale: come può oggi una cava essere trasformata?
Una tesi di dottorato di Liberato Aliberti individua cinque modalità d’intervento sulle cave dismesse: riempimento, modifica, inserimento, non-modellamento e appoggio.

Tuttavia, la sfida del progetto IL CRACK è un’altra: far dialogare materia antica e tecnologie emergenti. Blockchain, metaverso, intelligenza artificiale, robotica – rese possibili dal web 3.0, un internet semantico e decentralizzato – diventano strumenti per ridefinire il ruolo dell’architettura in un contesto in continua evoluzione.

Quali nuove forme possono assumere gli spazi della conoscenza e della produzione?
Come tradurre in forma architettonica i principi di rete, interoperabilità e condivisione?


Il progetto: una frattura fertile

Da queste domande prende forma IL CRACK, un polo per l’innovazione architettonica in cui la frattura dei blocchi di tufo diventa gesto fondativo. La materia viene resa permeabile, generando una nuova radura urbana articolata attorno a tre piazze:

  • Una piazza principale, con funzioni commerciali (bar, ristorante, museo NFT, negozio e spazio per il metaverso), pensata come luogo di scambio e socializzazione, grazie a un sistema di gradoni.

  • Una piazza inclinata a prato, che mette in relazione le due sponde del sito e offre uno spazio informale per il relax.

  • Una piazza distributiva, che raccoglie i percorsi e li orienta verso spazi pubblici e privati.

Gli edifici si articolano in quota, creando una comunicazione visiva e funzionale tra livelli.
Al piano inferiore trovano posto i laboratori dedicati alle tecnologie emergenti: blockchain, metaverso, intelligenza artificiale e robotica.
Gli uffici si affacciano su doppi volumi e condividono una sala riunioni centrale. Ponti e rampe connettono le varie parti fino alla copertura, dove si trovano coworking e palestra, accessibili anche al pubblico.

Infine, gli alloggi – pensati per ricercatori e cittadini – si articolano in duplex e appartamenti di diverse metrature, con spazi comuni e soluzioni abitative flessibili.


 

 

 

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il progetto è limitrofo a quelli pubblicati nel libro

UnLost Territories
Ricostruire la periferia a Roma Architettura e società nei territori abbandonati
a cura di Antonino Saggio Gaetano De Francesco

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Roma a_venire Progetti per una città dell'Informazione e della storia viva.
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Tevere cavo Una infrastruttura di nuova generazione per Roma tra passato e futuro

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