Graduation Thesis/Tesi di Laurea

 

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Antonino Saggio I Quaderni

Sapienza, Università di Roma, Facoltà di Architettura

 
 

Questo progetto fa parte della ricerca della Cattedra di Antonino Saggio
iniziata nel febbraio del 2016

UnLost Territories


il progetto è pubblicato nel libro

UnLost Territories
Ricostruire la periferia a Roma Architettura e società nei territori abbandonati
a cura di Antonino Saggio Gaetano De Francesco

Epub Black&White Color

 

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Melting.s Pot
Sistema di tutela, accoglienza ed integrazione socio culturale per i richiedenti asilo

Manuela Seu

AA 16-17 Tesi Discussa il 21 marzo 2018
Relatore Antonino Saggio

 

Nella periferia estrema che chiamiamo UnLost Territories nasce la proposta Melting.s Pot, un progetto integrato per la tutela, l'accoglienza e l'integrazione socio-culturale degli immigrati richiedenti asilo in Italia.
Il progetto affronta infatti un tema di grande attualità in Italia ed in continua evoluzione: l’immigrazione. Negli ultimi anni, ma in particolare dal 2014, anno dello sbarco di circa 170.000 persone tra rifugiati e sfollati, a causa del protrarsi delle gravi crisi umanitarie e dei conflitti armati che coinvolgono Medio Oriente e continente africano, abbiamo assistito al più grande spostamento di popoli dai tempi della seconda guerra mondiale. Questa situazione si è evoluta al punto da diventare, in particolar modo nel Lazio e nella area metropolitana di Roma, una vera e propria emergenza. Emergenza grave per i cittadini, soprattutto quelli che vivono nelle periferie della capitale e che vedono la propria città invasa da accampamenti di fortuna e dall’occupazione abusiva di edifici, ed emergenza dei rifugiati stessi, che si trovano a vivere in condizioni disumane all’interno di edifici abbandonati, ex fabbriche e capannoni, luoghi che possiamo definire “nuovi ghetti”.

All’interno dell’area definita dal progetto UNLost territories il tema dell’immigrazione è particolarmente rilevante, in quanto attorno al Maam, Museo dell’Altro e dell’Altrove Metropoliz, fulcro di questi territori, orbitano tre edifici-ghetto che ospitano migranti in condizioni precarie, fuori dall’ordinarietà del sistema italiano di accoglienza. Si tratta del il CAS Staderini, delll’Hotel4stelle e del Palazzo Natznet.

Questa situazione di marginalità e di inadeguatezza di questo settore urbano diventa una posizione privilegiata per il nostro progetto Melting s.Pot, un centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati che punta all'integrazione sociale, culturale e lavorativa, e che vuole offrire una possibilità di riscatto a tutti gli abitanti di questi “insediamenti informali” che popolano l’estrema periferia ad est di Roma.
Grazie ad un articolato programma di mixitè, basato su quelli che sono i “servizi minimi garantiti obbligatori” definiti dalla normativa italiana vigente in materia di accoglienza e in particolare dello Sprar (Sistema di protezione per richiedent asilo e rifugiati), il progetto non si limita al solo vitto ed alloggio, ma offre spazi dedicati all’assistenza psico-socio-sanitaria e legale, alla collaborazione, allo svago, allo sviluppo di capacità, all’apprendimento, alla produzione e al commercio con lo scopo di accompagnare le persone alla riconquista dell’autonomia e della dignità pre condizioni per l’inserimento nella società.

L’arte diventa protagonista di questo percorso di inclusione in quanto enzima di riscatto dalla ghettizzazione e dalla non integrazione. Iniettata nell’area di intervento come ricerca morfologica e come chiave interpretativa, in seguito ad una lunga sperimentazione, si traduce in pattern urbano e diventa così uno strumento progettuale, che genera un diagramma morfologico di volta in volta riconfigurabile in base a caratteristiche, esigenze e vincoli dell’area di progetto.
Nel caso del Melting s.Pot questa ricerca determina una morfologia frammentaria, a bassa densità, che diventa parte integrante della città, dedicata non solo agli ospiti del centro, ma a tutta la cittadinanza, all’interno della quale si riconoscono dei microcosmi, gli edifici residenziali del centro di accoglienza, più contenuti e chiusi per legge.
La progettazione di questi edifici, dedicati ai soli rifugiati e agli operatori, segue un metodo replicabile. Il sistema centro di accoglienza prevede al proprio interno la presenza di una parte collettiva, aperta a tutti gli ospiti del centro, caratterizzata da spazi comuni e dalla presenza di un patio, e di una parte privata, riservata ai soli abitanti dell’edificio, all’interno della quale si trovano gli alloggi e i servizi annessi.
I tre edifici residenziali, nonostante la presenza di un gabbiotto e di tornelli per il controllo di ingressi e uscite, risultano privi di barriere architettoniche. Sono caratterizzati da spazi collettivi ampi e luminosi in cui il verde del parco urbano e del patio entra nell’edificio, e di spazi a doppie altezze che permettono alla luce naturale di penetrare attraverso pareti vetrate che creano una continuità visiva con la città circostante. Un linguaggio piano e semplice determina un insieme di relazioni che cercano di rendere il più armonioso possibile il processo di progressivo inserimento dei richiedenti asilo nella nostro paese.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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